L’alluce valgo è uno dei problemi genetici – e non solo – più comuni con cui soprattutto le donne si ritrovano spesso a convivere, in modo particolare con l’andare avanti dell’età.
A quel punto esistono diverse terapie conservative con risolvono il problema del tutto, ma permettono di evitare il precipitare della situazione e l’essere costretti a intervenire con un’operazione. Scopriamo insieme nel dettaglio che cos’è e come poter curare il disturbo.
Alluce valgo a 50 anni: che cos’è e i sintomi del problema
L’alluce valgo è una deformità della parte anteriore del piede, conseguenza di una deviazione dell’alluce verso le altre dita. Spostamento che causa un tipico rigonfiamento laterale a livello della testa del primo metatarso. Questa protuberanza fastidiosa, la cosiddetta “cipolla”, indica un’infiammazione molto dolorosa che tende a peggiorare con lo sfregamento della scarpa.
I sintomi più comuni per l’alluce valgo sono: comparsa di una protuberanza ossea sul bordo esterno del piede; dolore e gonfiore nella zona interessata, anche a riposo; pelle dura, callosa e rossa, con conseguente accavallamento dell’alluce sul secondo dito, modifiche della forma complessiva del piede, il che rende più complicato trovare scarpe adatte.
Alluce valgo a 50 anni: le cause del disturbo e le persone a cui si presenta
Chiunque può soffrire di alluce valgo, ma il disturbo solitamente è più comune nel sesso femminile e tende tende a comparire in età matura o senile. Le cause sono principalmente due:
- Congenite: le persone che presentano un alluce più lungo del resto delle dita tendono a sviluppare l’alluce valgo più facilmente delle altre. Stesso discorso per coloro che soffrono di piede piatto e avampiede addotto;
- Acquisite o secondarie: la causa più frequente dell’insorgere dell’alluce valgo è spesso l’utilizzo di calzature non adatte. Le scarpe che non si adattano adeguatamente costringono l’alluce in una posizione non naturale e non assecondano il corretto movimento del piede mentre camminiamo.
A soffrirne maggiormente è la popolazione di sesso femminile, con un rapporto di 15 a 1 sugli uomini. Secondo gli ultimi dati, in Italia circa il 40% delle donne è affetto da alluce valgo. Può insorgere a qualsiasi età, ma è intorno ai 40/50 anni di età che si registra il picco maggiore.
Alluce valgo a 50 anni: come farlo sparire e quali terapie conservative seguire
Nella fasi iniziali l’alluce valgo può essere trattato con la terapia cosiddetta conservativa, che però, è bene specificarlo, non cura o fa regredire il disturbo, ma ne rallenta soltanto l’avanzare: evitare attività che costringono a stare in piedi per lunghi periodi di tempo; mettere scarpe comode con pianta larga e tacco basso (la scarpa deve riprendere la forma naturale dell’arco plantare, la suola deve adattarsi comodamente al tallone, il tacco non deve superare i 4-5 cm); usare dei plantari che aiutano a riallineare le ossa del piede, utili anche in fase di prevenzione; sottoporsi a trattamenti fisioterapici che possono ridurre i sintomi; assumere farmaci anti-infiammatori (come il paracetamolo o l’ibuprofene) che attenuano dolore e infiammazione.
Alluce valgo: come seguire l’operazione e l’eventuale decorso
Se le misure conservative non apporteranno benefici e ci si ritrova ad accusare in maniera continuativa dolore, allora si dovrà necessariamente ricorrere all’intervento. Tuttavia, si preferisce intervenire con un’operazione chirurgica dalla invasività minima, dal nome di Percutaneous Bianchi System (PBS). È una tecnica percutanea che consente di correggere l’alluce valgo mediante piccole frese di derivazione odontoiatrica, introdotte attraverso incisioni della cute di 2-3 millimetri. Il chirurgo le guida e controlla tutto attraverso un particolare apparecchio radiologico. Ciò consente una minore invasività, una riduzione del tempo chirurgico, deambulazione immediata e un veloce recupero. Ma c’è un dato ancora più innovativo: l’assenza di elementi di sintesi, come viti o fili. Le fratture guariscono, dunque, secondo le esigenze del piede.
Dopo l’intervento il paziente, mediante l’uso di apposita calzatura post-operatoria e di una fasciatura speciale, può camminare e appoggiare subito i piedi a terra senza l’uso di stampelle. All’intervento segue, a distanza di 20 giorni, il primo controllo nel corso del quale viene cambiata la medicazione, ridotto il bendaggio e applicata un calzino appositamente realizzato, calzino PBS, che permette al paziente di tornare ad indossare una scarpa da ginnastica comoda. Possono seguire più visite di controllo in base alla gravità della patologia trattata e dopo 45 giorni si procede con il controllo radiografico del carico ortostatico.