L’artrite idiopatica giovanile è una malattia che colpisce le articolazioni provocando la loro infiammazione: particolarmente caratteristica è l’età in cui si manifesta, ossia prima dei 16 anni. La ricerca non è ancora venuta a conoscenza dell’esatta causa che scatena questa patologia, ma solo del meccanismo con cui scaturisce l’infiammazione, dall’andamento lento e caratterizzato da periodi di benessere alternati a fasi di riacutizzazione.
Incidenza e tipologie di artrite idiopatica giovanile
Contrariamente a quanto si possa pensare, l’artrite idiopatica giovanile è una patologia meno rara di quanto sembri: ogni anno vengono diagnosticati circa 10 casi ogni 100.000 bambini. La forma più frequente interessa al massimo quattro articolazioni, quasi sempre a livello di ginocchia, caviglie, gomiti e polsi. Durante il corso della malattia il numero delle articolazioni coinvolte può comunque aumentare. In casi più rari sono colpite più di 4 articolazioni fin dalla diagnosi, comprese le più piccole come quelle di mani o piedi. Vi è poi una forma più rara, con i bambini che lamentano un’infiammazione generalizzata che può durare settimane o anche mesi: in questi casi l’artrite compare al termine dei sintomi. Ma come diagnosticare l’artrite idiopatica giovanile? Tipica della malattia è una infiammazione più o meno intensa delle articolazioni, che si presentano gonfie e doloranti, a tal punto da complicare i movimenti. Il dolore è spesso più intenso al mattino e va via via migliorando nel corso della giornata. Purtroppo al momento non esistono test specifici e a stabilire la diagnosi è esclusivamente la valutazione clinica del medico, che se necessario può richiedere alcune analisi del sangue o esami radiologici per confermare i propri sospetti.
Curare l’artrite idiopatica giovanile
In fase acuta, l’artrite idiopatica giovanile può provocare molti problemi ai bambini, con le ripetute infiammazioni articolari che potrebbero danneggiare irrimediabilmente le articolazioni dei piccoli pazienti. In tal senso, i farmaci antinfiammatori consentono di alleviare il dolore e di impedire all’infiammazione di provocare danni irreparabili. In alcuni casi gravi, per brevi periodi, può rivelarsi necessario l’impiego di una terapia a base di cortisone. Quando l’artrite colpisce una sola articolazione, il medico può suggerire un’infiltrazione locale con cortisone a lento rilascio. In altri casi ci si avvale di farmaci che non hanno un effetto immediato, ma agiscono lentamente sulle reazioni infiammatorie che causano la malattia.
Esistono infine i più recenti farmaci biologici: si tratta di molecole prodotte in laboratorio con metodiche di ingegneria molecolare, in grado di combinarsi e di scoraggiare l’azione delle sostanze infiammatorie che sono messe in circolo durante la malattia. Tali medicine vengono somministrate per via iniettiva: seppur molto costose, sono facilmente sopportabili dai bambini e rappresentano un’alternativa importante per coloro i quali non ottengono i benefici sperati dalle terapie sopra citate. Un ruolo molto importante è poi rivestito dalla fisioterapia, utile a mantenere o ricostituire il tono muscolare e la funzionalità delle articolazioni. Lo scopo dell’esercizio è anche quello di aiutare il bambino a partecipare in maniera ottimale a tutte le più comuni attività quotidiane, promuovendo uno stile di vita sano e attivo e favorendo una migliore mobilità articolare, stabilità delle articolazioni, flessibilità muscolare, forza muscolare, coordinamento e resistenza.
Artrite idiopatica giovanile e magnetoterapia
Come nelle altre manifestazioni artrosiche, la magnetoterapia si rivela particolarmente efficace nel trattamento dell’artrite. Questa speciale terapia contribuisce infatti ad alleviare la sintomatologia dolorosa derivata dalla compressione delle terminazioni nervose, stimolando la rigenerazione cellulare e contrastando in tempi brevi l’infiammazione.
Per l’artrite idiopatica giovanile un consulto medico è sostanzialmente un passo obbligato per comprendere – eventualmente – le opportunità che offre la magnetoterapia a bassa frequenza, impiegata per curare malattie ossee e per il trattamento dei tessuti molli.
Se effettuata continuativamente e in sedute di almeno mezz’ora al giorno, costituisce un valido ausilio alla terapia farmacologica, risparmiando potenzialmente al paziente l’assunzione di ulteriori farmaci ad azione antidolorifica e antinfiammatoria.