La coxartrosi bilaterale è invalidante?

coxartrosi bilaterale invalidante

Sempre più persone in Italia soffrono di coxartrosi, ancor più grave nella sua condizione bilaterale, quando cioè coinvolge entrambe le anche: scopriamo di più su questa patologia e sul perché può essere riconosciuta come invalidante. Soprattutto se non individuata nei suoi stadi iniziali, la coxartrosi tende a degenerare con l’età: anche se i dolori all’anca possono sorgere in qualsiasi momento della vita, gli anziani sono ovviamente più soggetti a questo tipo di problema.

L’artrosi dell’anca è il risultato di una serie di concause e può far vivere molte difficoltà a chi ne soffre: i dolori sono talmente forti che talvolta impediscono di svolgere le attività quotidiane. Per questo è lecito chiedersi se con una simile patologia si possa fare richiesta all’Inps per il riconoscimento dell’invalidità. Vediamo quali sono le ragioni e i sintomi alla base di questa malattia degenerativa dell’articolazione e come contrastarla.

Coxartrosi bilaterale: cos’è e come riconoscerla

L’artrosi all’anca è una patologia degenerativa dell’articolazione coxo-femorale, che si manifesta con infiammazione, usura e graduali lesioni della cartilagine. Si tratta di una condizione cronica, di stampo degenerativo, a carico del tessuto che riveste l’articolazione. Un danno che finisce per compromettere le più comuni funzionalità e dunque la corretta deambulazione.

Oltre al decadimento fisiologico dettato dall’età, a causare questo problema possono essere vari fattori: incidenti, traumi, ma anche posture scorrette e sforzi eccessivi e prolungati. I sintomi tipici in presenza di una coxartrosi bilaterale consistono principalmente in un dolore più o meno intenso alle anche, esasperato dall’attività fisica, una certa rigidità all’altezza dei fianchi, difficoltà a camminare e ridotta mobilità articolare da parte delle anche. La strategia per curare la coxartrosi bilaterale varia a seconda della severità dei sintomi: per una coxartrosi bilaterale lievemente sintomatica può essere sufficiente un trattamento conservativo, mentre in casi più gravi è necessaria una terapia chirurgica, con l’applicazione di una protesi che di fatto sostituisce parte dell’articolazione.

Coxartrosi bilaterale: quando è invalidante

Le terapie per affrontare i dolori all’anca sono diverse e prevedono sedute di fisioterapia, ultrasuoni, medicinali, ma anche sessioni di stretching, rieducazione motoria e allenamenti specifici. Prima di tutto, però, chi soffre di problemi all’anca dovrà valutare la propria situazione con il medico curante. In presenza di una patologia che necessita di specifiche tutele, si può richiedere il riconoscimento dell’invalidità all’Inps, ma solo in età compresa tra i 18 e i 67 anni. Se si vede attribuita una percentuale alta, il beneficiario può iniziare ad usufruire di una serie di agevolazioni, dalle esenzioni dai ticket per visite o fisioterapia fino all’erogazione di una pensione di invalidità.

Dando uno sguardo alle tabelle fornite dall’Istituto, a chi viene raffrontata una “anchilosi dell’anca con buona posizione” è destinato solitamente il 41% di invalidità. Chi soffre di una rigidità dell’anca “superiore al 50%” si vede riconoscere almeno il 35% di invalidità. Il paziente che subisce l’intervento con la protesi può arrivare a ottenere il 30-40% di invalidità, mentre chi soffre di “disarticolazione dell’anca” può arrivare sino all’85% di invalidità. La pensione di invalidità, come si può notare, viene erogata solo ai casi più gravi, ossia ai titolari di invalidità civile tra il 74 e il 99%. In presenza di patologie molto serie a carico dell’anca possono anche essere riconosciuti altri benefit, come la Legge 104, che prevede ulteriori concessioni per aiutare la persona a condurre una vita il più possibile autonoma.

Coxartrosi e magnetoterapia

I pazienti che soffrono di coxartrosi possono trarre giovamento dalla magnetoterapia e dalla sua azione ionizzante ed antinfiammatoria dei tessuti. La magnetoterapia pulsata offre sollievo dal dolore, decomprimendo le terminazioni nervose, ed è importante anche per trattare la condizione degenerativa, soprattutto nei pazienti anziani.

Come nelle altre manifestazioni artrosiche, la magnetoterapia migliora la vascolarizzazione del tessuto cartilagineo. Tale approccio fornisce un’azione analgesica ed antiedemigena, aumentando il flusso ematico. L’erogazione di campi magnetici ad alta frequenza favorisce anche la decontrazione della muscolatura dorso-lombare, sovraccaricata per via delle difficoltà deambulatoria. Il trattamento può rivelarsi utile anche agli individui già protesizzati.

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