Tra le più comuni cause di dolore al tallone, la fascite plantare può essere di tipo distale quando la zona colpita è quella del medio piede: ma quando la condizione si può definire cronica? Cominciamo col dire che questa situazione infiammatoria coinvolge la spessa fascia che connette il tallone alle dita, situata al di sotto del piede. La fase più acuta della fascite plantare si presenta spesso e volentieri al mattino, quando si muovono i primi passi: il dolore rallenta con l’aumentare del movimento ma tende a ripresentarsi nel momento in cui si resta a lungo seduti o a lungo in piedi, fermi nella stessa posizione. Imparare a riconoscere le avvisaglie di una fascite plantare si rivela particolarmente importante nell’ottica di trattare per tempo l’infiammazione, onde evitare problematiche ben più gravi come l’operazione chirurgica.
Riconoscere la fascite plantare distale: quando diventa cronica
Una sospetta infiammazione all’arto inferiore può divenire realtà se si ha a che fare con un dolore persistente ed intenso, che si manifesta al mattino e si irradia in tutta la gamba. Ci sono diverse tipologie di fascite al piede, ognuna delle quali richiede uno specifico trattamento. La fascite plantare distale si rivela attraverso l’eccessiva sollecitazione della fascia plantare. Ogni qual volta quest’ultima è costretta ad allungarsi, se compiamo il movimento ripetutamente, con eccessivo vigore e troppo velocemente, mettiamo a dura prova le fibre di cui tale fascia è composta. In questo modo si rischia, a lungo andare, di provocare una lesione e la conseguente infiammazione della fascia.
Si inizia a parlare di fascite plantare cronica quando, a distanza di diversi mesi dall’inizio delle terapie conservative, non si evidenzia un significativo miglioramento nei sintomi. Questo può determinare delle ripercussioni nelle abitudini del paziente, a cominciare dal modo di camminare sino a dei contraccolpi a livello funzionale, nelle articolazioni più prossimali alla fascia plantare.
Fascite plantare distale: sintomi ed esercizi
La spia principale di una possibile fascite plantare distale è costituita da un fastidio più o meno pronunciato all’avampiede, che può estendersi all’intera pianta. Il dolore viene avvertito come una fitta acuta e di breve durata oppure come un malessere lieve ma persistente: può succedere che un tipo di movimento non eccessivamente intenso e faticoso riduca o addirittura azzeri il fastidio. Non per questo bisogna mettere sotto sforzo la fascia fibrosa: con l’infiammazione in corso il paziente dovrebbe evitare corse, lunghe passeggiate e in generale qualsiasi sforzo in grado di riaccendere il dolore a fine giornata.
Per attenuare la sofferenza legata alla fascite plantare distale, prevenire la possibilità che diventi cronica e iniziare un percorso di recupero da questo infortunio è consigliabile praticare alcuni esercizi: a cominciare da quelli di allungamento, specifici per l’arco plantare. È bene attuare anche un potenziamento dell’area interessata, attraverso la flessione e l’estensione della pianta e delle dita del piede. Il paziente trae giovamento anche massaggiando autonomamente il legamento arcuato con l’ausilio di una pallina da tennis. In caso di percezione dolorosa durante l’esecuzione è consigliabile cambiare esercizio, e comunque non mettere mai sotto sforzo il piede qualora il disturbo sia già in una fase cronica.
Curare la fascite plantare: farmaci e magnetoterapia
Agli esercizi già citati va necessariamente abbinata una terapia farmacologica e, in aggiunta, è possibile affidarsi al potere curativo della magnetoterapia. In quest’ottica è bene tenere presente che i farmaci antinfiammatori sono in grado di alleviare il dolore, ma pur essendo efficaci non costituiranno un rimedio definitivo alle cause. La magnetoterapia, di contro, è utile nel trattare la fascite plantare distale così come tutte le patologie di natura infiammatoria: i campi magnetici utilizzati nella magnetoterapia ad alta frequenza intervengono direttamente sul dolore. La sua azione si traduce in una riduzione notevole dello stato infiammatorio, in modo tale che il disturbo non vada ad aggravarsi.