La degenerazione della cartilagine dell’anca prende nome di coxartrosi che, come si evince dal nome, indica dunque una particolare tipologia di artrosi. Essendo tale possiamo identificarla come una malattia di tipo degenerativo che provoca un’infiammazione cronica in tutta l’area dell’articolazione coxo-femorale.

La coxartrosi vive di tre stadi secondo gli studi moderni con il passaggio dal primo al terzo stadio che segna l’aumento di intensità del dolore e di tutti i sintomi associati. Essendo poi favorita da età, fratture e traumi possiamo sicuramente affermare che siano gli anziani coloro che ne subiscono con più frequenza i danni. Dati alla mano, difatti, la maggior parte dei pazienti che riscontrano la coxartrosi ha più di 50 anni con un’incidenza di circa 500 nuovi casi ogni anno su un campione di 100.000 persone.

Epidemiologia a parte, la coxartrosi va analizzata con una grossa lente di ingrandimento perché le cause, i sintomi e soprattutto i rimedi possono essere diversi a seconda delle circostanze. Per questo motivo tratteremo proprio questi punti facendo una piccola premessa dal punto di vista anatomico.

Coxartrosi: anatomia del problema e principali cause

Abbiamo già identificato nell’articolazione coxo-femorale, la regione di interesse colpita dall’artrosi all’anca; per una consapevolezza più precisa è bene chiarire brevemente l’anatomia di questa zona del nostro corpo. L’anca rappresenta l’articolazione che unisce l’arto inferiore al tronco e più nello specifico collega la testa del femore con l’incavo laterale dell’osso iliaco, che prende il nome di acetabolo.

Tecnicismi a parte, viene naturale comprendere quanto sia fondamentale il ruolo dell’anca nel consentire il mantenimento della posizione eretta, oltre che il movimento degli arti inferiori in generale. Questa mobilità è consentita dal fatto che la testa del femore abbia una figura sferica che si incastra alla perfezione nell’incavo di cui prima; a completare l’insieme di elementi necessari alla deambulazione ed alla stabilità intervengono poi i legamenti, la capsula articolare, i tendini e i muscoli.

Fatta questo doverosa promessa, appare molto più semplice ora capire che la coxartrosi provoca la degenerazione dello stato della cartilagine articolare che ricopre l’acetabolo e la testa del femore. Di conseguenza saranno direttamente le ossa rimaste “scoperte” a danneggiarsi, provocando tutta quella serie di sintomi associabili all’artrosi.

Quali sono allora le principali cause? Da un punto di vista puramente scientifico, l’assottigliamento della cartilagine articolare fa sì che parte del femore e dell’anca non scivolino più nella maniera corretta, andando anzi a collidere l’un con l’altro. Per quanto riguarda invece i fattori di rischio che possono determinare la coxartrosi, possiamo far riferimento agli elementi comuni che troviamo anche in molte patologie affini ma non solo. Ecco un piccolo elenco:

  • invecchiamento
  • traumi o fratture all’anca
  • infezioni articolari
  • sovrappeso
  • sedentarietà

Va poi detto che per taluni casi si potrà registrare la cosiddetta coxartrosi idiopatica, intendendo una particolare forma di questa patologia che si presenta con nessuna ragione plausibile. C’è invece un’ulteriore distinzione tra coxartrosi monolaterale e bilaterale ma in questo caso è più semplice capire che la differenza sta nella manifestazione della malattia su un solo lato o su entrambe le articolazioni dell’anca.

Coxartrosi: sintomi e diagnosi

Inutile girarci troppo intorno, la coxartrosi come i più comuni casi di artrosi implica una serie di sintomi davvero fastidiosi che però gli conferiscono una certa riconoscibilità. In questo senso sarà più facile identificarne i tratti e procedere verso la diagnosi più accurata; a tal proposito va senza dubbio menzionata la rigidità articolare, la difficoltà di eseguire determinati movimenti con l’anca fino ad un vero e proprio dolore localizzato in quella zona del corpo (coxalgia).

I sintomi appena descritti non si presenteranno in egual misura e con stessa intensità nel corso del tempo ma, come anticipato in apertura di questo articolo, la coxartrosi passerà attraverso tre fasi distinte rispettivamente chiamate primo, secondo e terzo stadio. Sarà l’ultimo stadio il più difficile da affrontare e soprattutto quello in cui i dolori articolari e la rigidità saranno decisamente marcati impedendo anche le attività più comuni.

Per essere certi del nostro problema bisognerà rivolgersi ad un medico specialista che potrà fare affidamento su diversi mezzi per inquadrare la patologia nel migliore dei modi. In particolare, oltre agli esami di routine, si potrà procedere con la diagnostica per immagini andando quindi ad effettuare raggi X, risonanza o ecografia all’anca. Non è da escludere in alcuni casi effettuare un’artroscopia a scopo diagnostico, ma di solito ciò viene fatto nei casi più gravi.

Nelle casistiche di più facile lettura, invece, si potranno seguire una serie di test specifici in cui il paziente verrà invitato ad eseguire determinati movimenti o sottoposto a particolari manovre. Una volta definito il tutto si potrà ragionare sui possibili rimedi e le terapie adatte.

Coxartrosi: cure e rimedi

Come in diversi casi di artrosi, anche per il problema all’anca si potranno adottare una serie di azioni volte ad attenuare gli effetti della coxartrosi. A seconda dello stadio in cui si troverà la patologia si potrà infatti adottare una terapia conservativa o una chirurgica, fermo restando che in molti casi è praticamente impossibile impedirne gli sviluppi ma di certo si può pensare di limitarne i danni.

Passando al sodo, tra le terapie conservative troviamo sicuramente la fisioterapia con tutta quella serie di interventi similari o complementari. In quest’ottica anche i dispositivi come MyMed Professional garantiscono un ausilio importante nel percorso riabilitativo, offrendo una serie di programmi specifici per più tipologie di problemi. Altre metodologie conservative implicano l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei o, nei casi di più lieve entità, anche un semplice riposo e cura del proprio corpo.

L’intervento chirurgico sarà destinato solo alle coxartrosi in uno stadio più avanzato e quindi decisamente più dolorose; più nel dettaglio si potrà applicare quello che viene definito resurfacing oppure si opterà per l’installazione di una protesi. Il primo rappresenta un procedimento tramite cui si andrà a sostituire la superficie articolare dell’acetabolo servendosi di un guscio metallico; nel secondo caso invece si sostituiranno direttamente non solo l’acetabolo ma anche la testa del femore.

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