Tra i momenti più importanti della nostra vita c’è senza dubbio la nascita di un figlio, a prescindere che si occupi il ruolo di madre o padre. Dal canto loro, le donne rappresentano sicuramente la parte più esposta delle coppia dal momento che sono responsabili della gravidanza ed è anche per questo motivo che il loro equilibrio emotivo e sentimentale è fortemente connesso a questa esperienza.
In questo senso, occorre purtroppo dire che non sempre le gravidanze possono portare alla nascita del bambino, ma talvolta per tutelare la vita soprattutto della genitrice o per scelte personale si sceglierà di ricorrere all’aborto. È questo uno dei casi in cui si andrà ad intervenire tramite raschiamento anche se non è l’unica circostanza che richiederà questa tipologia di azione: il raschiamento viene eseguito ad esempio anche per controllare la natura di alcuni disturbi mestruali oppure per diagnosticare la possibilità di avere un cancro alla cervice.
Nel caso invece sia necessario andare a rimuovere tumori o polipi si utilizzerà il cosiddetto raschiamento operativo; a prescindere dalle casistiche l’unica certezza di questa pratica è che per la donna seguirà un momento delicato dovuto ai postumi da raschiamento.
In questo articolo allora proveremo a capire cosa succede al corpo del gentil sesso dopo questa pratica e come regolarsi con le conseguenze dal punto di vista dei trattamenti e rimedi ai postumi da raschiamento.
Postumi da raschiamento: i primi step post intervento
Procedendo per punti, occorre subito dire che l’operazione di raschiamento in generale non richiederà più di 20 minuti, al termine dei quali la paziente verrà ricondotta nella propria stanza d’ospedale. Essendo un intervento che richiede anestesia bisognerà innanzitutto lasciar trascorrere il tempo necessario affinché la paziente recuperi la piena sensibilità del proprio corpo.
A questo punto è molto probabile che si verifichino i primi effetti dell’intervento di raschiamento che in molti casi coincidono con la manifestazione di nausea, sonnolenza e vomito. In generale questi sintomi non avranno durata molto lunga, ragion per cui è possibile che la paziente venga dimessa dall’ospedale il giorno stesso o magari dopo un paio di giorni non appena il medico sia convinto del pieno recupero delle condizioni di salute.
Una volta fatto ritorno a casa, la donna dovrà continuare ad osservare alcune indicazioni fondamentale per scongiurare il rischio di infezioni o comunque qualsiasi tipologia di complicazione. Per questo motivo non è escluso che il proprio medico consigli di adottare degli assorbenti interni oltre ad evitare di avere rapporti sessuali per almeno un paio di settimane.
Nel caso specifico della gravidanza, non sarà impossibile fare un nuovo tentativo dopo l’operazione ma l’indicazione di massima è quella di attendere almeno 3 mesi dal raschiamento. Nonostante le dovute premure c’è comunque la possibilità che i postumi possano esser rappresentati dalla manifestazione di alcuni sintomatologie dolorose. Eccole di seguito.
Postumi da raschiamento: principali rischi e complicazioni
La pratica di prevenzione di rischi e complicazioni post raschiamento espressa nel paragrafo precedente non darà comunque la certezza che questi episodi negativi possano manifestarsi. In quest’ottica, qualora nei giorni seguenti all’intervento dovessero mostrarsi determinati episodi che vedremo di seguito sarà assolutamente necessario richiedere un consulto dal proprio specialista. Ecco quali sono le condizioni che dovranno destar maggior preoccupazione:
- Febbre alta
- Sanguinamento dell’utero
- Difficoltà nella minzione
- Sensazione di forte debolezza
- Crampi allo stomaco
- Dolore all’addome progressivo
- Perdite vaginali
A questi elementi si collegano una serie di rischi che ovviamente vanno comunque considerati quando si affronta qualsiasi tipologia di intervento. Fermo restando che raramente il raschiamento comporta lesioni all’utero non è da escludere che possano manifestarsi determinati problemi come le emorragie nella parte superiore della cavità pelvica, la perforazione uterina (rarissima), la formazione di cicatrici all’interno dell’utero e della cervice (conosciuta come sindrome di Asherman), le reazioni allergiche dovute ai materiali utilizzati durante il raschiamento ed infine le più comuni forme di infezione.
In conclusione, occorre comunque dire che i rischi e i pericolo di questo intervento sono tendenzialmente molto bassi per cui non bisogna avere troppo timore di questa operazione. In alcuni casi, laddove non sarà necessario il raschiamento, alcuni medici faranno affidamento all’isteroscopia, una procedura utilizzata in ginecologia per osservare internamente l’utero ed avere un quadro diagnostico chiaro ai fini di un’azione terapeutica che sia meno invasiva del raschiamento.