Si parla di strappo muscolare quando si verifica una lesione delle fibre che compongono i muscoli. Lo strappo è spesso dovuto a sforzi importanti, violente contrazioni o scatti improvvisi. Può riguardare ogni muscolo del corpo umano, anche se vi sono distretti più frequentemente colpiti: su tutti i muscoli della coscia, come flessori, adduttori e quadricipite, e quelli della gamba.
Spesso lo strappo muscolare interessa atleti alle prime armi, non abbastanza allenati oppure non riscaldatisi a sufficienza prima dello sforzo. Questi incidenti, tuttavia, possono capitare anche agli sportivi più navigati, soprattutto quando si praticano sport intensi e si sottopone il proprio corpo ad uno sforzo troppo grande e al di fuori della propria portata.
Strappo muscolare: sintomi e buone pratiche da seguire
Lo strappo muscolare si rivela perlopiù attraverso un dolore violento, che porta con sé una limitazione più o meno importante nei movimenti. Nella zona interessata possono comparire anche rigidità, contratture, ematomi o rigonfiamenti. In generale, è possibile suddividere l’infortunio in tre gradi di intensità, classificati in base al numero di fibre muscolari coinvolte. Lo strappo muscolare di primo grado presuppone un numero minimo di fibre danneggiate: il dolore è ridotto e non influenza la forza e la flessibilità del soggetto. Uno strappo muscolare di secondo grado è già più insidioso: a danneggiarsi può essere un numero di fibre fino al 50%. L’infortunato avverte un forte dolore e vede comparire un ematoma più o meno esteso.
Uno strappo muscolare di terzo grado è la condizione più grave in assoluto: consiste nella rottura quasi completa del muscolo. L’ematoma è più importante e il paziente non riesce a muovere la parte interessata, sino all’impotenza funzionale. La prima cosa da fare se si sospetta uno strappo muscolare è quella di interrompere, finché necessario, attività sportiva o sforzi generici: in caso contrario si rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Una volta a riposo, l’atleta dovrebbe evitare di creare ulteriore stress alla zona interessata, possibilmente mettendo l’arto in una posizione di riposo. Applicare impacchi freddi permette di agevolare il flusso sanguigno nei vasi lesionati. Solo con pazienza e riposo si potrà favorire un processo ottimale di guarigione. Per approfondire la reale entità del danno potrebbe essere necessario, su indicazione medica, effettuare specifici esami.
La guarigione dallo strappo muscolare
I tempi di recupero da questo subdolo infortunio possono variare dalle poche settimane sino a qualche mese. Tutto dipende dall’entità del trauma. Per le lesioni di primo grado saranno sufficienti una quindicina di giorni di riposo: se necessario, solo su prescrizione medica, ci si potrà avvalere di una cura farmacologica. Le lesioni di secondo grado richiedono tempi più lunghi, sino ai trenta giorni. Potrebbe essere necessario, una volta completato il recupero, seguire dei cicli di fisioterapia per recuperare le corrette funzionalità dell’arto.
Lesioni di terzo grado potrebbero anche ipotizzare il ricorso ad un intervento chirurgico: l’esito post-operatorio prolungherà notevolmente i tempi di guarigione. Un capitolo a parte merita il discorso della prevenzione: per evitare strappi muscolari gioca un ruolo chiave eseguire sempre una sessione di riscaldamento prima di ogni sforzo. Anche gli esercizi di allungamento permettono di preparare il corpo all’attività fisica, migliorando elasticità e flessibilità dei muscoli. È bene infine valutare se si è in grado di sopportare uno sforzo prima di sostenerlo, assicurandosi di essere nelle giuste condizioni fisiche per l’allenamento.
Terapie e strappi muscolari: l’importanza della magnetoterapia
Oltre ai rimedi sopra citati c’è un’altra soluzione per agevolare i tempi di recupero garantendo una guarigione ottimale. Tra le terapie fisiche maggiormente efficaci, la magnetoterapia agisce grazie all’intervento di impulsi elettromagnetici che raggiungono gli strati più profondi della muscolatura.
Tale trattamento si avvale degli effetti dei campi magnetici sull’organismo: gli effetti terapeutici indotti possono arrivare anche a dimezzare il processo di guarigione dalla lesione. Il trattamento interviene a livello cellulare, riequilibrando il potenziale di membrana: ne consegue un’azione antidolorifica e antinfiammatoria, in grado di contrastare dolori acuti o cronici.