Come curare l’epicondilite? Quali sono gli esercizi e trattamenti da seguire? Meglio nota come “gomito del tennista”, ma anche “del golfista” o “del lanciatore”, l’epicondilite è uno stato infiammatorio che colpisce l’area del gomito. Il termine con il quale questa patologia è nota scaturisce dal fatto che spesso ne è interessato chi pratica una determinata tipologia di sport, quali tennis, baseball, golf, scherma o lancio del giavellotto e del disco.
Ma l’epicondilite riguarda anche alcune mansioni lavorative da idraulico, muratore o pittore. A determinare questa condizione è il più delle volte uno sforzo eccessivo e continuato dell’articolazione, che provoca un sovraccarico funzionale. I sintomi sono diversi, a cominciare dal dolore nella parte esterna del gomito fino a sensazioni di gonfiore, debolezza e rigidità della zona interessata.
Curare l’epicondilite: cosa fare
Qualora lo specialista diagnostichi la presenza dell’epicondilite, per il paziente sarà necessario iniziare un trattamento riabilitativo: nella gran parte dei casi non si dovrà intervenire chirurgicamente, ma sarà sufficiente l’opzione conservativa. Per prima cosa il soggetto dovrà osservare un riposo totale per alcune settimane, astenendosi da qualsiasi attività che solleciti il gomito: potrebbe essere doverosa l’applicazione di una stecca, di un gesso o di un tutore. In aggiunta, l’ortopedico può anche prescrivere una terapia farmacologia antinfiammatoria. Per quanto riguarda la successiva cura riabilitativa, questa sarà indispensabile soprattutto nel rinforzo dei muscoli dell’avambraccio. Particolarmente importanti risultano i trattamenti medici tecnologici, con la magnetoterapia che viene spesso raccomandata come rimedio di grande aiuto nella strategia terapeutica. Tale trattamento è in grado di alleviare l’infiammazione e il dolore e di rilassare il muscolo stimolando la microcircolazione: una concertazione di effetti la cui azione all’unisono accelera il processo di guarigione.
Epicondilite: alcune raccomandazioni
Il primo consiglio utile per chi soffre di epicondilite è quello di non sottovalutare l’insorgenza del dolore, cercando di porvi rimedio soltanto quando diventa insopportabile. Alla prima comparsa dei sintomi, è bene cominciare subito a svolgere alcuni esercizi per rinforzare la muscolatura delle braccia, in particolare degli estensori del polso.
Rinforzando i muscoli del braccio e dell’avambraccio si potrà stabilizzare l’articolazione del gomito, prevenendo sensibilmente il rischio di infortuni. Lo stretching, in particolare, si pone l’obiettivo di allungare i muscoli interessati. Prima di iniziare, tuttavia, è necessario affidarsi al parere di un ortopedico o di un fisioterapista, capaci di guidare il paziente e soprattutto di correggere eventuali errori di esecuzione. Un altro consiglio è quello di praticare l’attività in modo graduale, senza forzare troppo o esagerare con i carichi, perché si rischia soltanto di peggiorare la situazione: in presenza di forti dolori bisogna sospendere momentaneamente le ripetizioni per non aggravare il problema.
Epicondilite: gli esercizi utili
Prima di iniziare gli esercizi è bene cominciare la sessione con un breve riscaldamento. Ogni esercizio va eseguito con entrambi gli arti, portando a termine tre serie da una decina di ripetizioni ciascuna, con una breve pausa di due minuti tra una serie e l’altra. Le pratiche di stretching si possono sperimentare subito, mentre per quanto riguarda il rafforzamento muscolare bisognerà aspettare che l’infiammazione e il dolore si siano affievoliti.
Il primo esercizio consiste nella compensazione e nel bilanciamento della presa: è necessario sistemare l’avambraccio sul piano di un tavolo, per poi impugnare una palla da tennis o una palla morbida antistress e stringerla per almeno cinque secondi prima di rilasciare. Non ci si deve scoraggiare se si riuscirà a tenere ben salda la presa solo per pochi secondi, ma al contrario continuare ad esercitarsi finché non si migliora.
Il secondo esercizio consiste nell’impugnare un manubrio e nel flettere il gomito a 90° mantenendo l’avambraccio parallelo al terreno, effettuando circonduzioni del polso frontalmente, in senso orario e antiorario.
Il terzo esercizio, infine, prevede di impugnare il manubrio e di flettere il gomito a 90°: mantenendo il braccio aderente al tronco, eseguire movimenti di pronazione e supinazione dell’avambraccio, ossia far ruotare il polso.
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