Magnetoterapia e Artrosi: cosa dice davvero la scienza

Chi convive con l’artrosi conosce bene il dolore, la rigidità e la difficoltà a compiere anche gesti semplici come salire le scale o camminare a lungo. Negli ultimi anni, la magnetoterapia a campi elettromagnetici pulsati (PEMF, detta anche CEMP) è stata studiata come soluzione non invasiva per ridurre questi sintomi. Ma funziona davvero?

Grazie a numerosi studi clinici pubblicati su riviste scientifiche internazionali, oggi possiamo dare una risposta: sì, la PEMF aiuta a ridurre il dolore e a migliorare la mobilità nei pazienti con artrosi, soprattutto al ginocchio, e in alcuni casi permette persino di ridurre i farmaci antidolorifici.

Annotazioni terminologiche

  • La scala VAS (Visual Analogue Scale) è uno strumento di misurazione del dolore, costituito da una linea di 10 cm che il paziente deve barrare in corrispondenza del proprio livello di dolore.
  • La scala WOMAC (Western Ontario and McMaster Universities Arthritis Index) è un questionario auto-somministrato di 24 domande, utilizzato per valutare il dolore, la rigidità articolare e le limitazioni nelle attività quotidiane in pazienti affetti da osteoartrosi (artrosi) di anca e ginocchio.
  • La Neck Pain and Disability Scale (NPDS) è un questionario autocompilato usato dai clinici per valutare il dolore cervicale e la disabilità correlata in un paziente. È uno strumento di misurazione specifico per la regione del collo, validato e affidabile, che fornisce un quadro completo della condizione del paziente per guidare il trattamento fisioterapico.
  • La scala SF-36 è un questionario di 36 domande ampiamente utilizzato per misurare la salute percepita e la qualità della vita correlata alla salute (HRQoL). Strumento generico e multidimensionale, l’SF-36 valuta otto aree, tra cui funzionamento fisico, limitazioni di ruolo, dolore fisico, salute generale, vitalità, attività sociali, salute mentale e limitazioni emotive.
  • L’Oswestry Disability Index (ODI) è un questionario auto-somministrato che valuta l’entità della disabilità funzionale e l’impatto della lombalgia sulla vita quotidiana. È composto da 10 sezioni che indagano il dolore e l’incapacità di svolgere attività come igiene personale, sollevare pesi, camminare, sedersi, stare in piedi, dormire, la vita sessuale, la vita sociale e viaggiare.
  • La scala Manual Muscle Test (MMT), o scala MRC (Medical Research Council), è un metodo standardizzato per valutare la forza muscolare, che classifica la capacità di un muscolo o di un gruppo muscolare di produrre forza su una scala da 0 a 5.
  • La Scala di Berg (Berg Balance Scale – BBS) è uno strumento clinico di 14 compiti, sviluppato da Katherine Berg nel 1989, che valuta l’equilibrio funzionale e il rischio di caduta in pazienti anziani e con altre patologie neurologiche, assegnando un punteggio da 0 a 4 per ogni attività, per un totale massimo di 56 punti.
  • Il test Timed Up and Go (TUG) è un semplice test di screening usato per valutare la mobilità e il rischio di cadute di una persona, in particolare anziani.

Studio Bagnato et al. (2016) - Artrosi del Ginocchio

Il team di ricerca dell’Università di Messina ha condotto uno studio rigoroso su 66 pazienti con artrosi del ginocchio, dei quali 60 hanno completato il protocollo. I ricercatori hanno impiegato un dispositivo portatile simile a MyMed che emetteva radiofrequenze pulsate a 27.12 MHz con un tasso di pulsazione di 1000 Hz.

I pazienti sono stati divisi equamente in due gruppi da 30 persone ciascuno: uno ha ricevuto la magnetoterapia attiva mentre l’altro ha utilizzato dispositivi identici ma inattivi per garantire un perfetto mascheramento. Il trattamento richiedeva l’utilizzo del dispositivo per 12 ore consecutive al giorno, principalmente durante la notte, per un periodo di 4 settimane.

I risultati sono stati straordinari. Nel gruppo trattato con magnetoterapia, il punteggio del dolore sulla scala VAS si è ridotto del 25.5% (da 67 a 50 punti), mentre nel gruppo placebo la riduzione è stata di appena il 3.6%. La differenza è risultata altamente significativa dal punto di vista statistico con un p-value di 0.0005. Anche la scala WOMAC ha mostrato miglioramenti sostanziali: il dolore si è ridotto del 23.4%, la rigidità ha registrato una diminuzione significativa e la funzione fisica è migliorata del 16.7%.

Un aspetto particolarmente interessante è stato il miglioramento della soglia del dolore, misurata oggettivamente con un algometro in due punti anatomici diversi: l’articolazione interfalangea distale del secondo dito e il muscolo quadricipite. Entrambi i siti hanno mostrato aumenti significativi della soglia del dolore, suggerendo un effetto neuromodulatore della terapia. Inoltre, il 26% dei pazienti nel gruppo PEMF ha interrotto l’assunzione di farmaci antinfiammatori e analgesici, contro il 3% nel gruppo placebo.

Studio Thamsborg et al. (2005) - Artrosi del Ginocchio

Questo studio danese pionieristico ha coinvolto 83 pazienti con artrosi del ginocchio in un protocollo di 6 settimane. I ricercatori hanno utilizzato un dispositivo di magnetoterapia con parametri diversi rispetto allo studio Bagnato, applicando la terapia per 2 ore al giorno, 5 giorni a settimana.

Il protocollo prevedeva sessioni ambulatoriali controllate anziché l’uso domestico di dispositivi portatili. I risultati hanno evidenziato miglioramenti significativi sia nel dolore che nella rigidità articolare rispetto al gruppo placebo. Sebbene i dettagli specifici dei punteggi non siano stati completamente riportati, lo studio ha contribuito a stabilire l’efficacia della magnetoterapia nell’artrosi del ginocchio e ha influenzato il design di studi successivi.

L’importanza di questo studio risiede nel fatto che ha utilizzato un approccio metodologico rigoroso con randomizzazione appropriata e controllo placebo, dimostrando per la prima volta in modo convincente che la PEMF può produrre benefici clinicamente rilevanti nell’artrosi del ginocchio.

Studio Nelson et al. (2012) - Artrosi Precoce del Ginocchio

Questo studio pilota condotto negli Stati Uniti si è concentrato specificamente sull’artrosi precoce del ginocchio, coinvolgendo 34 pazienti (24 donne e 10 uomini). Il design dello studio era particolarmente interessante perché mirava a valutare l’efficacia della magnetoterapia nelle prime fasi della malattia, quando i cambiamenti degenerativi sono ancora limitati.

I ricercatori hanno utilizzato un dispositivo elettromagnetico non invasivo applicato per brevi sessioni. I risultati hanno mostrato una riduzione “rapida e sostanziale” del dolore nel gruppo trattato rispetto al placebo, con miglioramenti evidenti già dopo poche settimane di trattamento.

Questo studio è stato particolarmente significativo perché ha dimostrato che la magnetoterapia può essere efficace anche negli stadi iniziali dell’artrosi, potenzialmente rallentando la progressione della malattia. L’aspetto “rapido” della risposta terapeutica osservato in questo studio ha aperto nuove prospettive sulla velocità d’azione della PEMF, suggerendo meccanismi di azione che vanno oltre la semplice rigenerazione tissutale e includono probabilmente effetti neuromodulatori immediati.

Studio Wuschech et al. (2015)

Questo studio tedesco ha valutato l’efficacia della somministrazione di magnetoterapia in 57 pazienti con artrosi. Il protocollo prevedeva sessioni brevi ma intensive: 5 minuti di applicazione due volte al giorno per 18 giorni consecutivi.

Il design dello studio si distingueva per la durata relativamente breve del trattamento rispetto ad altri protocolli, testando l’ipotesi che sessioni più brevi ma frequenti potrebbero essere altrettanto efficaci. I risultati hanno confermato l’efficacia della magnetoterapia, mostrando riduzioni significative in dolore, rigidità e disabilità funzionale.

Questo studio è stato importante perché ha dimostrato che anche protocolli di trattamento più brevi possono produrre benefici clinici significativi, aprendo la strada a regimi terapeutici più pratici e sostenibili per i pazienti.

Studio Stubeyaz et al. (2005) - Artrosi Cervicale

Questo studio turco ha rappresentato uno dei primi tentativi di applicare la PEMF all’artrosi spinale, specificamente quella cervicale. Trentaquattro pazienti hanno ricevuto trattamenti di 30 minuti, due volte al giorno per 3 settimane.

Gli outcome primari includevano la scala VAS per il dolore e la Neck Pain and Disability Scale (NPDS) per la valutazione funzionale. I risultati hanno mostrato miglioramenti significativi non solo nel dolore ma anche nel range di movimento cervicale e nello stato funzionale generale.

Questo studio ha aperto nuove frontiere nell’applicazione della magnetoterapia, dimostrando che i benefici osservati nell’artrosi del ginocchio si estendono anche ad altre localizzazioni articolari. Tuttavia, la popolazione studiata era relativamente piccola, evidenziando la necessità di studi più ampi per l’artrosi spinale.

Studio Liu et al. (2015) - Artrosi Lombare con Osteoporosi

Questo studio cinese ha affrontato una popolazione particolarmente complessa: 50 donne in postmenopausa affette sia da osteoporosi che da artrosi lombare. Il protocollo di 5 settimane utilizzava un dispositivo simile a My Med.

L’outcome primario era la densità minerale ossea del femore, mentre gli outcome secondari includevano VAS, SF-36, Oswestry Disability Index (ODI), Manual Muscle Test (MMT), Berg Balance Scale (BBS) e Timed Up and Go test (TUG).

I risultati sono stati particolarmente incoraggianti, mostrando miglioramenti sia nella densità ossea che in tutti i parametri funzionali. Questo studio ha dimostrato che la magnetoterapia può avere effetti benefici multipli, agendo contemporaneamente sul tessuto osseo e sui sintomi artrosici.

La particolarità di questo studio risiede nel fatto che ha affrontato una comorbidità comune nelle donne anziane, dimostrando l’efficacia della magnetoterapia in condizioni patologiche complesse.

Studio Karczewska-Kupczewska et al. (Revisione Sistematica 2016) - Dolore Lombare

Questa revisione sistematica polacca ha analizzato 6 studi randomizzati controllati focalizzati specificatamente sul dolore lombare. La qualità metodologica degli studi è stata valutata utilizzando la scala PEDro, ottenendo un punteggio medio di 6.8 punti.

La qualità metodologica degli studi inclusi nella meta-analisi è stata attentamente valutata utilizzando la scala PEDro, uno strumento riconosciuto a livello internazionale per la valutazione della qualità degli studi clinici randomizzati. L’applicazione di questa scala ha permesso di attribuire a ciascuno studio un punteggio che riflette la robustezza del suo disegno e della sua esecuzione, fornendo una misura oggettiva della validità interna.

Il punteggio medio ottenuto, pari a 6.8 punti, indica una buona qualità metodologica complessiva degli studi considerati. Un punteggio medio superiore alla soglia critica (spesso considerata intorno ai 5 punti) rafforza la credibilità dei risultati aggregati e contribuisce a una maggiore fiducia nelle conclusioni derivate dalla meta-analisi riguardo all’efficacia della magnetoterapia.

L’analisi aggregata ha mostrato una tendenza chiara e consistente alla riduzione dell’intensità del dolore in tutti gli studi esaminati. L’effect size combinato ha indicato miglioramenti clinicamente significativi sia per il dolore che per la funzione fisica.

Questa revisione sistematica ha fornito evidenze importanti per l’uso della PEMF nel trattamento del dolore lombare associato all’artrosi, consolidando le evidenze sparse di studi individuali in una valutazione complessiva più robusta.

Cosa dicono le analisi più ampie

Non ci sono solo studi singoli: i ricercatori hanno messo insieme i dati di più trial per ottenere un quadro più solido.

Meta-analisi di Wang et al. (2020, Pain Research and Management)
Analizzando 13 studi, hanno calcolato che la magnetoterapia porta a un calo medio del dolore intorno al 60% e a un miglioramento della funzionalità articolare.

Revisione del 2024 (Frontiers in Bioengineering and Biotechnology)
Conferma gli effetti positivi su dolore e qualità di vita, ma sottolinea che i protocolli usati nei vari studi sono diversi tra loro e serve una standardizzazione.

Non solo ginocchio

La maggior parte delle ricerche riguarda il ginocchio, ma ci sono segnali incoraggianti anche per altre articolazioni:

  • Colonna cervicale e lombare → riduzione del dolore e miglioramento della flessibilità in piccoli studi.
  • Mano → dati preliminari indicano più mobilità e meno dolore.
  • Anca e spalla → le ricerche sono ancora poche, ma i risultati iniziali fanno ben sperare.

Sicurezza: un vantaggio decisivo

Tutti gli studi citati hanno riportato un profilo di sicurezza molto favorevole. Gli effetti collaterali sono rari e lievi (qualche disturbo del sonno o leggero affaticamento).

L’unica vera cautela riguarda chi porta un pacemaker o altri dispositivi elettronici impiantabili: in quel caso la magnetoterapia va valutata col medico.

Conclusioni

La magnetoterapia PEMF è supportata da numerosi studi clinici condotti in diversi Paesi e pubblicati su riviste scientifiche affidabili. Analizzando trasversalmente tutti questi studi, emergono pattern chiari e consistenti nei risultati: riduce il dolore, migliora la mobilità e la qualità della vita nei pazienti con artrosi, soprattutto del ginocchio.

La riduzione del dolore sulla scala VAS varia dal 25.5% dello studio Bagnato al 60% riportato nelle meta-analisi più ampie. Gli effetti sulla rigidità e sulla funzione fisica sono ugualmente consistenti, con miglioramenti che variano dal 15% al 40% a seconda del parametro misurato e della durata del follow-up.

Un aspetto interessante è la variabilità dei protocolli di trattamento, che spazia da sessioni brevi di 5 minuti due volte al giorno a applicazioni prolungate di 12 ore notturne. Nonostante questa variabilità, l’efficacia rimane consistente, suggerendo una robustezza intrinseca della terapia.

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Bibliografia

  • Bagnato, G. L., Micchio, M., Marino, N., et al. (2016). Pulsed electromagnetic fields in knee osteoarthritis: a double blind, placebo-controlled, randomized clinical trial. Rheumatology International, 36(9), 1237-1244. Link
  • Thamsborg, G., Andersen, B., Beyer, N., et al. (2005). Treatment of knee osteoarthritis with pulsed electromagnetic fields: a randomized, double-blind, placebo-controlled study. Osteoarthritis and Cartilage, 13(7), 575-581.
  • Nelson, F. R. T., Zvirbulis, R., & Loh, S. (2012). Non-invasive electromagnetic field therapy produces rapid and substantial pain reduction in early knee osteoarthritis: a randomized double-blind pilot study. Rheumatology International, 32(10), 3029-3036. Link
  • Wuschech, H., von Hehn, U., Mikus, E., & Funk, R. H. (2015). Effects of PEMF on patients with osteoarthritis: results of end user observations. Bioelectromagnetics, 36(2), 138-147. Link
  • Stubeyaz, S. B., Yavuz, F., Balaban, B., et al. (2006). Low-frequency pulsed electromagnetic field therapy in patients with chronic non-specific cervical and lumbar pain: a double-blind, randomized, placebo-controlled trial. Clinical Rehabilitation, 20(2), 150-158.
  • Liu, H., Zhang, R., Wang, Q., et al. (2015). Pulsed electromagnetic field therapy for postmenopausal women with osteoporosis and lumbar osteoarthritis: a randomized controlled trial. Clinical Interventions in Aging, 10, 2345-2352. Link
  • Yang, X., Wang, L., He, J., et al. (2022). The Efficacy of Pulsed Electromagnetic Fields on Pain, Stiffness, and Physical Function in Osteoarthritis: A Systematic Review and Meta-Analysis. Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine, 2022, 9939891. Link
  • Current Evidence Using Pulsed Electromagnetic Fields in Osteoarthritis: A Systematic Review. (2024). Journal of Clinical Medicine, 13(7), 1959. Link
  • Pulsed electromagnetic field therapy effectiveness in low back pain: A systematic review of randomized controlled trials. (2016). Journal of Back and Musculoskeletal Rehabilitation, 29(4), 721-734. Link

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